Art gallery "niArt" |
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MAESTRI MOSAICISTI Patrocinio del comune e della provincia di Ravenna, con la collaborazione dell'Istituto Statale d'Arte "G. Severini" -A Ravenna prima e dopo la seconda guerra mondiale-
SERGIO CICOGNANI, LUIGI GUARDIGLI, ALBERTO MELANO, LINO MELANO, ART GALLERY niArt -associazione culturale- Prefazione di Giulio Guberti Inaugurazione Sabato 13 MAGGIO alle ore 18,30
Via Anastagi, 4a-6 email: artgallery@aliceposta.it
Orari: domenica,
martedì, mercoledì 11:00-12:30 |
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Quando nel 1968 Felice Nittolo arrivò a Ravenna per intraprendere lo studio del mosaico conobbe la maggior parte dei maestri cui oggi dedica questo omaggio. E' un modo per dire grazie a coloro che gli indicarono la strada maestra. nel volume Felice Nittolo documenta attraverso interviste, ricerche e testimonianze inedite, un periodo storico del mosaico e dei mosaicisti a Ravenna. Cinquant'anni a cavallo della seconda guerra mondiale vivacizzati da un rinato interesse per il mosaico e per Ravenna. Il curatore ha voluto indagare nella direzione del "fare mosaico in libertà" dove non c'è un "cartone" pre ideato ma il gesto della mano corre veloce per realizzare il pensiero che prende forma. Giulio Guberti così scrive in catalogo: L’imprevedibilità dell’arte Giulio Guberti Molti dei maestri mosaicisti a cui Felice Nittolo ha voluto rendere omaggio ci hanno lasciato; Hanno lavorato a cavallo della seconda guerra mondiale e, prevalentemente, nel dopoguerra: alcuni fino ai giorni nostri. Un’intera generazione di maestri che ha operato nell’insegnamento (istituzionale e nell’ambito lavorativo), nel restauro sotto la guida dei sovrintendenti alle arti che si sono succeduti nel tempo, spesso con proposte originali che hanno fatto scuola, nel diffondere la conoscenza in tutto il mondo dell’arte bizantina tramite copie straordinarie degli antichi mosaici e, infine, nel collaborare con artisti contemporanei alla realizzazione di mosaici moderni. Inoltre, alcuni di loro, sono stati “artisti in proprio”: realizzando cioè direttamente i “cartoni”che poi hanno tradotto in mosaici. Dovendo doverosamente
scrivere dei “meriti” di questa generazione di “artefici”, voglio subito
sottolineare come la traduzione o l’interpretazione musiva delle opere
moderne e contemporanee, abbia purtroppo messo in ombra l’insegnamento
alle generazioni più giovani della “tecnica” musiva. Merito enorme che
non si è limitato al puro e semplice insegnamento teorico-pratico nelle
scuole d’arte (Istituto d’arte, Liceo artistico e Accademia), ma ha
trascinato i migliori discepoli in un rapporto di collaborazione
operativo nell’esecuzione dei mosaici riguardanti la committenza privata:
trasformando i “laboratori privati” in vere e proprie “botteghe
rinascimentali”. Questa trasmissione “sapienziale” ha riguardato,
mutatis mutandis, anche il restauro (e le tecniche del restauro) degli
antichi mosaici romani e bizantini delle basiliche ravennati. Il
discorso sarebbe troppo lungo da affrontare in questa sede. E tuttavia
due parole bisogna spenderle per evidenziare delle “differenze”. Quand’è
che il cosiddetto mosaico antico cessa di essere tale? Basterà riferirsi
al passaggio dai mosaici pavimentali e parietali ai mosaici “mobili”, ai
diversi supporti attuali, ai diversi collanti, ai diversi materiali
usati nella produzione delle tessere, ai materiali “eterogenei” inseriti
tra le tessere, ecc., per dire che non si è trattato soltanto di un
insegnamento di una “tecnica antica”, ma di un vero e proprio work in
progress. Bisogna infatti aggiungere che a questa generazione di maestri
non erano ignoti gli “esperimenti musivi” di Gaudì, di Fontana, di
Mathieu o di Moreni, per fare soltanto quattro esempi. Evidentemente,
trasformandosi l’arte moderna e contemporanea rispetto all’antica, non
potevano non cambiare anche le tecniche. Ammesso e non concesso che si
possa parlare di tecniche “in generale” in ambito artistico,
indipendentemente cioè dalle singole opere. Da qui l’equivoco in cui
cadde anche Giulio Carlo Argan, quando in un convegno tenuto a Ravenna
nel 1959 si limitò a parlare de “Le tecniche antiche nel mondo moderno”.
Da questo equivoco altri ne sono nati sul piano puramente teorico. |