giovedi, venerdi,
sabato 17:00 19:00
Orari galleria
il Coccio:
tutti i giorni tranne domenica e lunedì mattina 10:30
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10 marzo - 17 marzo 2012 Paolo Tarcisio Generali, monaco camaldolese e pittore (1904-1998) “Sono 77 anni che opero nel mondo del colore”, annotava nel 1990 don Paolo Tarcisio Generali. Mancavano pochi anni alla sua morte, ed egli continuava “sempre al bel lavoro del colore” convinto che la pittura sia “lo sforzo della materia per diventare luce”. Paolo Generali era nato a Fano il 2 Giugno 1904 e ancora bambino, finite le scuole elementari, decise di aiutare il padre Alfonso nel lavoro di decoratore e scenografo. A Fano egli trascorse la sua giovinezza alternando alla passione della pittura quella per la lotta greco romana, entrambe esperienza di energia vitale. Nel 1932, dopo un lungo cammino di ricerca spirituale presso i monaci Camaldolesi di Monte Giove, decise di abbracciare la vita eremitica all’interno del loro ordine. Nel 1936 don Paolo Tarcisio (questo secondo nome si aggiunse a seguito della professione monastica) andò all’Eremo di Fonte Avellana per gli studi liceali e teologici al termine dei quali, nel 1942, ricevette l’ordinazione sacerdotale. Fu solo nel 1946 che tornò all’Eremo di Monte Giove, a Fano. Nel corso di questi anni la sua pittura, dopo le prove degli anni giovanili più vicine a una tradizione accademica, giunse a una sua originalità caratterizzata dalla preponderanza dei toni grigio-rosa e dalla linea frastagliata. La sua prima personale, nel 1948, fu l’inizio di una lunga serie di mostre in varie città italiane: Ancona, Bologna, Roma, Forlì, Firenze, Milano. Iniziarono per don Paolo Tarcisio anni di grande produzione pittorica e riconoscimento artistico, anni nei quali la sua pittura si orientò verso forme prima rigide e poi duttili nelle quali il cromastismo esplose in una tavolozza sempre più fiammeggiante. A partire dal 1959 iniziò un periodo molto particolare della sua vita; con una dispensa uscì dalla comunità religiosa per tornare a Fano presso la sua famiglia. In quegli anni continuò un tempo di grande lavoro e successo, senza tuttavia mai abbandonare, nonostante la lontananza dal monastero, il suo spirito monastico. Questo tempo così particolare durò fino al 1976, anno in cui decise di tornare a vivere al monastero di Camaldoli. Se dal suo ritorno in monastero le mostre furono sempre più rare, fino ad interrompersi del tutto, egli non smise mai di dipingere e ricercare la luce e il colore nella natura, per riprodurne lo splendore nei suoi quadri. Giovanni Gardini
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